Diritti TV del calcio: ricavi in aumento, ma modello globale in crisi

Diritti TV

Il valore dei diritti televisivi della Champions League continua a crescere, ma non grazie a un’unica maxi-operazione globale. La nuova asta UEFA per il ciclo 2027-2031 dimostra infatti che l’idea di un “pacchetto internazionale” da vendere a una sola piattaforma streaming è naufragata: il mercato continua a premiare le vendite differenziate per singolo Paese.

Secondo quanto riportato dal Guardian, la UEFA ha ottenuto un incremento medio superiore al 20% annuo nei cinque principali mercati europei, attirando anche un nuovo player: Paramount, entrata con forza nel Regno Unito, in Germania e nel complicato mercato italiano.

Il “grande assente”: il pacchetto globale

A dispetto dell’entusiasmo per i ricavi in aumento, ciò che colpisce è ciò che non è stato venduto. UEFA sperava di piazzare a una big tech un blocco di partite “first pick” da trasmettere ovunque, ma nessun colosso dello streaming ha presentato un’offerta sufficiente.

Secondo François Godard di Enders Analysis: “le grandi aziende tech non erano realmente interessate. Lo sport non sta diventando globale”.

Piattaforme come Netflix, Apple TV e DAZN hanno mostrato interesse, ma alla fine il modello decentralizzato si è rivelato di gran lunga più profittevole.

I numeri del boom

La scelta di vendere Paese per Paese ha portato a risultati evidenti:

Regno Unito: da 1,2 a 2,2 miliardi di sterline (ma in 4 anni invece che 3) Germania: +40% annuo, Italia: +30% annuo, con Paramount che ha costretto Sky a rilanciare. La Spagna con un +14%, mentre la Francia resta l’unico mercato instabile, con nessuna crescita significativa.

Amazon Prime, invece, mantiene il controllo di diversi pacchetti premium: first pick in UK, Germania e Italia. In Francia e Spagna prevalgono Canal+ e Movistar.

E l’idea di De Laurentiis? Il “PremFlix” resta utopia

Sul tavolo rimane sempre la vecchia suggestione di autoprodurre e trasmettere le partite tramite una piattaforma proprietaria, un concetto che in Premier League viene chiamato “PremFlix”.

Ma i dati dell’asta UEFA confermano che siamo lontani da un ecosistema in cui i club gestiscono autonomamente i propri contenuti.

La lezione è chiara: non esiste una domanda sufficiente per un prodotto unico globale o paneuropeo.

(Foto: uefa.com)