Marcell Jacobs rompe il silenzio: la verità che nessuno si aspettava

Marcell Jacobs torna a parlare e lo fa con una sincerità che lascia il segno. Il campione olimpico dei 100 metri confessa un malessere che va avanti da tempo, un logoramento interiore che gli ha fatto perdere quella “scintilla” che per anni ha alimentato la sua carriera. Tra rapporti incrinati con la FIDAL, scandali inattesi e accuse infondate, il velocista azzurro ha ripercorso gli ultimi mesi in un’intervista a La Stampa, raccontando un periodo che definisce “pesante come pochi”.

“Non ho più voglia di allenarmi: mi hanno spento la scintilla”

Jacobs non gira intorno alla verità: “Sto bene, ma mi manca il primo passo. Non ho voglia di andare in pista, e da lì si crea tutto il resto”. Una frase che riassume lo stato d’animo di un atleta che negli ultimi anni ha dovuto fronteggiare pressioni, dubbi e voci diventate insostenibili.

Il rapporto rotto con la FIDAL

Il campione ricorda soprattutto l’allontanamento dalla Federazione, che lui non sente di aver provocato: “Nel 2025 non avevo più un accordo. A Parigi ho dimostrato di esserci, eppure mi hanno presentato nuovi parametri. Per altri è stato diverso: mi sono sentito preso in giro”. Jacobs non accusa, ma constata: se non è più considerato un atleta di punta, significa che la fiducia nei suoi confronti è venuta meno.

Lo scandalo spionaggio che lo ha travolto

L’altro nodo è il caso spionaggio, una vicenda che lo ha ferito più di quanto si pensi: “Pagare qualcuno per frugare nella mia vita è inconcepibile. È stata una violazione pesantissima, aggravata dal fatto che è arrivata da chi ha condiviso con me la nazionale nel 2014″. Jacobs non vuole più fare ipotesi o ricostruzioni: riconosce però il coraggio di Filippo nel chiamarlo subito dopo l’uscita della notizia.

Le accuse infondate sui social

Infine, la parte più amara: le accuse di doping. “C’è gente che vive creando storie sui social. Qualcuno ha fatto credere che fossi sbucato alle Olimpiadi e poi sparito. Chi non segue l’atletica ci ha creduto”. Jacobs ribadisce la totale infondatezza di queste insinuazioni, ma ammette che l’ondata di odio ha lasciato cicatrici.

(Foto: fidal.it)