“La resilienza è la scienza di adattarsi ai cambiamenti”. E il Napoli, oggi, è l’esempio perfetto di questa definizione. Sono bastati 180 minuti per lanciare un messaggio forte e chiaro, dopo il crollo di Bologna e le dichiarazioni shock di Conte. Come una fenice che rinasce dalle proprie ceneri, la squadra ha dimostrato la capacità di reagire e trasformarsi. Non solo rialzandosi da un momento complicato per l’ambiente, ma soprattutto adattandosi all’emergenza infortuni con lucidità e maturità.
La svolta
Il passaggio dal 4-3-3 al 3-4-2-1 è avvenuto con una naturalezza sorprendente: un Napoli più compatto, più pericoloso davanti e più solido dietro. Un sistema che esalta il capitano Di Lorenzo, protagonista di inserimenti puntuali — non a caso già un assist e un rigore procurato in due partite. Ma ciò che davvero fa la differenza è la mentalità ritrovata: cattiveria agonistica, fame, presenza. Ferocia pura nei primi 45 minuti contro l’Atalanta, pazienza e concentrazione nella notte di Champions. Nemmeno il rigore sbagliato da Hojlund ha incrinato la testa dei giocatori, rimasti sul pezzo fino al gol del vantaggio arrivato poco dopo.
La strada è tracciata. Il gruppo è ritrovato. Tutto sembra allinearsi per tornare a correre e dare il massimo in una stagione ricca di sfide e obiettivi da inseguire.





