Chi vince ha sempre ragione. In un Mondiale in cui McLaren ha calato l’asso pigliatutto, c’è poco da discutere. C’è poco da mettere bocca sulla macchina portata in pista dai Papaya. C’è ancora di meno da ridire sul trionfo di Lando Norris, per buona pace di chi si ostina a trovare il pelo nell’uovo.
Peccato per Oscar Piastri, che fino a qualche settimana fa il titolo lo aveva in tasca, e ancora tanti applausi per Max Verstappen. Qualsiasi altra lettura possibile (del tipo che ha vinto il pilota più antipatico o più scarso degli ultimi X anni), è una forzatura che se ne può decisamente fare a meno.
Alla fine, anche McLaren lo ha scelto il cavallo su cui puntare, visto che ad Abu Dhabi è andato in scena un vero e proprio catenaccio in chiave podio per il nuovo campione. Ogni tanto, derogare sulle Papaya Rules è concesso. Nella fattispecie, quando proprio è obbligatorio. O, per meglio dire, quando la paura arriva fino a 90, a tal punto da convincere che conviene rifiugiarsi nelle gerarchie. Meglio tardi che mai, insomma.
Ci sarà tempo per parlare di Ferrari. Di Red Bull che cambia continuamente seconda guida. Di Aston Martin che può essere la mina vagante del 2026. Di Mercedes che si candida a ruolo di grande protagonista. E di tanto altro.
D’altronde, la prossima primavera non è poi così tanto dietro l’angolo. Intanto, cala il sipario in attesa del prossimo atto. Per il regolamento tecnico sono andati in onda direttamente i titoli di coda. Tutto scandito dalla voce di Carlo Vanzini, a cui va un forte abbraccio e tutto l’affetto possibile. Con un grande arrivederci in Australia, che è l’augurio più bello che gli si possa fare.
(Foto: formula1.com)





