Il Gran Galà dell’ipocrisia

Gran Galà del Calcio: non mancano le polemiche

Nella città del glamour, la Serie A si mette giacca a cravatta e per una sera si fa chic. A Milano, il Gran Galà del Calcio fa la sua porca figura. E per porca si intende la declinazione meno gratificante del termine.

Se si volesse avere tra le mani una TAC completa a mezzo di contrasto del calcio italiano, la serata di lunedì è la fotografia completa di un sistema che vuole farsi bello. Peccato che di bello ci siano solo le buone intenzioni – o nemmeno quelle (?).

Gran Galà del Calcio: non mancano le polemiche
Gran Galà del Calcio: non mancano le polemiche – ilmeridianosport.it

Le parole di Simonelli, gli attacchi di De Laurentiis: ma cosa c’è di concreto?

Da cosa partire? Questa volta meglio capovolgere la piramide e partire dalla cima, piuttosto che dalle base. Spiccano senz’altro le parole del presidente della Lega di Seire A Ezio Simonelli: prima l’apertura al VAR a chiamata – effettivamente, sempre almeno nei propositi, qualcosa di buono lo si rintraccia – e poi l’inciampo su Milan-Como. Una partita che a oggi non ha ancora una sede e per cui si attende l’ok per giocarla nell’altra parte del mondo.

“Ci sono in ballo interessi economici importanti, chiediamo dei sacrifici ai tifosi per dare visibilità al campionato”.

Parole, le medesime, che si commentano da sole. A questo punto, è lecito chiedersi: il sacrificio lo devono fare i tifosi oppure il sistema? Chi di dovere, insomma, ha già risposto abbondantemente.

Sistema calcio che è finito nel mirino del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, che ha dato vita al suo solito show dal palco. Bordata, tra il serio e il faceto a DAZN, ai fondi che ormai hanno colonizzato il calcio italiano e il disappunto per un campionato con troppi club. Peccato che il 12 febbraio 2024, il portale online di Sky Sport riporta testualmente:

“Durante l’Assemblea di Lega (…) solo Juve, Milan, Inter e Roma hanno votato a favore della riduzione delle partecipanti da 20 a 18 squadre”.

Sarebbe senz’altro curioso capire il motivo di questo cortocircuito di coerenza (nessun attacco: solo un dubbio che, fatti alla mano, viene automatico). Fa strano prendere atto che, dal momento in cui si ha la possibilità di smuovere le acque, c’è sempre un imprevisto che, alla fine, fa restare tutti sul punto di partenza. Con tanto di sabbie mobili, nemmeno a dirlo.

Poi, sarebbe magari anche il caso di entrare in altri dinamiche meno politiche e un po’ più da tribuna social. Perché fuori Lobotka e Anguissa e dentro Barella? Perché nessun premio per Nico Paz? Ma questi, in fondo, sono interrogativi più coloriti e meno pesanti a fronte di un sistema che eccelle in tutto ciò che sta affossando il calcio: l’ipocrisia.