Rafael Nadal racconta la nuova vita dopo il ritiro: “Più serenità, ma mi manca qualcosa”

È passato poco più di un anno da quel giorno di Malaga 2024, quando Rafael Nadal salutò il tennis giocato in occasione delle Finals di Coppa Davis. Oggi, il 22 volte campione Slam torna a parlare pubblicamente della sua nuova vita lontano dal circuito, offrendo una riflessione lucida, intima e sorprendentemente onesta su cosa significa davvero dire addio allo sport che ha segnato la sua esistenza.

“Ho guadagnato in tranquillità, ma perdere quella passione fa male”

Nadal confessa di aver ritrovato una dimensione più serena, finalmente libera da quella costante pressione che ha accompagnato ogni giorno della sua carriera: “Credo di aver guadagnato in tranquillità. Non sento più la responsabilità quotidiana di dover rendere. A volte dare il massimo in condizioni non adatte non vale la pena”.

Un alleggerimento emotivo che, però, ha il suo prezzo. L’ex n.1 del mondo ammette che convivere con il logorio fisico e mentale degli ultimi anni lo aveva reso persino “meno felice”. Eppure, allo stesso tempo, l’addio alla competizione ha lasciato un vuoto profondo: Ho perso qualcosa che davvero mi appassionava: competere al massimo livello. Quell’adrenalina è difficile da trovare altrove”.

Un sentimento comune a molte leggende dello sport, ma che Nadal esprime con la sincerità che lo ha sempre contraddistinto.

L’eredità del Big Three: rispetto, rivalità e amicizia

L’intervista tocca inevitabilmente anche il tema della rivalità con Roger Federer e Novak Djokovic, forgiata su oltre quindici anni di battaglie epiche. “Abbiamo gareggiato ai massimi livelli per i più grandi traguardi del nostro sport, ma la rivalità è sempre rimasta sul campo. I rapporti personali sono stati basati sul rispetto e sull’ammirazione”.

Nadal sottolinea come il tempo gli abbia permesso di apprezzare ancora di più coloro che lo hanno messo di fronte ai momenti più intensi della carriera: “Apprezzo anche chi mi ha fatto soffrire in campo, perché valuto ciò che abbiamo vissuto insieme”.

Un messaggio che definisce alla perfezione l’eredità del Big Three: competizione feroce, ma mai odio. Solo tennis allo stato puro.

Sinner e Alcaraz: “Una nuova generazione che abbiamo ispirato”

Parlando dei nuovi dominatori del circuito, Nadal riconosce con orgoglio il percorso di Jannik Sinner e Carlos Alcaraz: “Sono molto giovani e stanno competendo per le cose più importanti. Senza togliere nulla ai loro meriti, credo che abbiamo contribuito a far capire che si può essere grandi rivali senza odiarsi”.

Un lascito culturale prima ancora che sportivo, un modello che Nadal considera fondamentale per il futuro del tennis: “Si può avere un rapporto personale ottimale anche essendo grandi rivali. È un buon esempio che abbiamo lasciato in un’epoca di massima competizione”.

(Foto: rafaelnadal.com)