Passiamo alle cose formali. Fassone e Mirabelli – certo, con un bel po’ di ritardo – avrebbero oggi ragione a fronte del Milan di Allegri. Per buona pace del moneyball e del calcio fatto coi numeri e con gli “icchisiggì” – expected goals, per i più ferrati -, la vecchia volpe livornese passa per il pragmatismo (che novità, vero?). Quello che serve a una squadra che ha tutti i mezzi per vincere, nonostante una rosa allestita su misura per il solo impegno a settimana.
Quando hai dalla tua i vari Pulisic, Rabiot, Leao e Modric può essere tutto più facile: almeno questo è quello che direbbe chi si tinge il pensiero di una certa banalità. Peccato che FIFA – EA Sports FC, pardon – sia tutt’altra cosa: per le figurine rivolgersi a Panini (a vostro rischio e pericolo, considerando il livello della collezione uscita in questi giorni).
L’unico problema del Milan è dalla metà classifica in giù: quando si tratta ancora di dominare le partite, i rossoneri fanno ancora la figura dei superficiali. Rifiniture che, è giusto dirlo, per Allegri (spesso negli ultimi e tormentati tempi alla Continassa) non stanno nelle sue corde più di tanto.
Chivu: il problema sta nelle big
Rovesciando la medaglia all’ombra della Madonnina – non troppo in alto, altrimenti Pavlovic prende pure quella -, l’Inter ha problema nell’esatto opposto. Un grande tailleur brillantinato e dalla prosperosa scollatura in bella mostra contro le piccole; un outfit casual alla cap-de-cà contro le big. Pazienza se il gioco è dei migliori e se i pali e le traverse ci mettono del proprio: nel calcio si vince e non si gioca. Altrimenti, non si è… Allegri.
Scudetto? I primi exit-poll – complimenti alle altre cap-de-cà che continuano a presentarsi alle urne, a proposito – sono ancora confusi. Ma le indicazioni sono quelle da non sottovalutare: il pane-pane e vino-vino di Allegri può fare ancora breccia. D’altronde, è soltanto una la sconfitta fino a questo momento per il Diavolo: insomma, se aggiusta la mira con le varie underdog, Super Max può già leccarsi qualche baffetto. L’Inter, bella che quando conta, almeno fino a ora, non balla (sì, il PSG è un fantasma lontanissimo ormai, ma ancora presente), è sicuramente in gioco. Non con i favori del pronostico che meriterebbe, tutto sommato. O tutto Sommer…





