C’è un silenzio strano, pesante, che da settimane aleggia a Castel Volturno. Antonio Conte lo percepisce, lo legge negli sguardi dei suoi giocatori, nelle pause durante gli allenamenti, nelle risposte fredde e nelle prestazioni in campo.
Il Napoli che doveva riconfermarsi sotto la sua guida si è inceppato, e il malessere sembra partire da lontano — forse ancora prima che la stagione iniziasse.
Le prime crepe
Secondo indiscrezioni raccolte, la prima frattura tra Conte e la squadra si sarebbe consumata in estate, a mercato ancora aperto.
La decisione di mettere ai margini Pasquale Mazzocchi, nonostante il gruppo volesse trattenerlo, ha lasciato il segno, nonostante poi alla fine si è giunti ad un compromesso, ma il ragazzo è tutt’ora ai margini del progetto nonostante il mancato arrivo di Juanlu Sanchez del Siviglia, quest’ultimo a lungo corteggiato dal club partenopeo.
Il cambio di modulo e il disappunto degli esterni
Con il campionato alle porte, Conte ha impresso la sua impronta anche per consentire l’inserimento di Kevin De Bruyne: ne esce fuori un 4-1-4-1 che penalizza gli esterni.
Meno minuti, meno visibilità e, soprattutto, meno bonus economici.
Un dettaglio non irrilevante in uno spogliatoio dove molti giocatori hanno contratti legati al rendimento personale, ed è qui che la frase sibillina del tecnico “ognuno pensa al proprio orticello”, trova un senso: interessi individuali che rischiano di minare il progetto collettivo.
Il caso Lucca: da promessa a corpo estraneo
Lorenzo Lucca doveva essere una delle scommesse del nuovo Napoli, voluto fortemente da Conte per fare il vice Lukaku con ampi margini di crescita, ma nel tempo il rapporto tra i due si è incrinato.
Il tecnico lo ha rimproverato più volte in allenamento, anche duramente. Oggi Lucca appare isolato, distante, simbolo di un gruppo che fatica a seguire il suo allenatore.
Un gruppo stanco, un tecnico sempre più solo
Nel resto dello spogliatoio non emergono ribellioni aperte, ma cresce l’insofferenza. Conte chiede intensità, disciplina, rigore, ma molti faticano a reggere i suoi ritmi, caratterizzati da sempre da allenamenti lunghi, attenzione maniacale ai dettagli, comunicazione diretta fino alla durezza: il metodo Conte, che ha forgiato squadre vincenti altrove, a Napoli sembra pesare, almeno in questo momento storico nonostante fino a qualche mese fa’ era il vero punto di forza.
Un bivio decisivo per Conte e per il Napoli
Conte continua a chiedere compattezza e spirito di sacrificio, ma il tempo inizia a stringere ed anche la sua comunicazione pubblica sta cambiando nei confronti del gruppo squadra. Il rischio è che il progetto azzurro imploda sotto il peso delle tensioni interne e della mancanza di risultati.
Il Napoli è davanti a un bivio: ritrovare subito unità e convinzione, oppure scivolare verso una crisi profonda — non solo tecnica, ma identitaria. Intanto il club ha ribadito con forza la propria volontà di proseguire con Antonio Conte, la vera garanzia di questo Napoli a detta di Aurelio De Laurentiis. Servirà però una vera e propria inversione di rotta, per scongiurare la sciagurata stagione post terzo scudetto, che i tifosi di certo ancora non hanno dimenticato.
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